lunedì 28 dicembre 2009

Un anno di Mollica di Pane

Fra alti e bassi è passato un anno, da quando, il 28 Dicembre dell’anno scorso pubblicai questo. Il primo commento fu quello di Paoletta, ed è a lei che dedico questo….

L’amicizia

di Gibran Kahlil, (Il Profeta).

L'amicizia

E un giovane disse: «Parlaci dell'amicizia». Ed egli rispose dicendo:

«Il vostro amico è il vostro bisogno soddisfatto.

È il vostro campo che voi seminate con amore e mietete con riconoscenza.

È la vostra mensa e il vostro cantuccio del focolare.

A lui infatti vi presentate con la vostra fame e lo cercate per trovare la pace.

Quando il vostro amico vi dice quello che realmente pensa, anche voi non avete paura di dire quello che pensate: sia esso un "no" o un "sì".

E quando egli tace, il vostro cuore non smette di ascoltare il suo cuore; poiché nell'amicizia tutti i pensieri, tutti i desideri, tutte le attese nascono senza parole e sono condivisi con inesprimibile gioia.

Quando vi separate dal vostro amico, non rattristatevi; poiché ciò che più amate in lui può essere più chiaro in sua assenza, così come lo scalatore vede meglio la montagna guardandola dalla pianura.

E non vi sia altro scopo nell'amicizia che l'approfondimento dello spirito. Perché l'amore che cerca qualcos'altro oltre la rivelazione del proprio mistero non è amore ma una rete gettata in mare: e solo ciò che è inutile viene preso.

E il meglio di voi sia per il vostro amico. Se egli deve conoscere il riflusso della vostra marea, fate in modo che ne conosca anche il flusso. Perché, cos'è il vostro amico se lo cercate solo per ammazzare il tempo? Cercatelo invece sempre per vivere il tempo!

Spetta a lui, infatti, colmare il vostro bisogno, ma non il vostro vuoto.

E nella dolcezza dell'amicizia ci siano l'allegria e la condivisione della gioia.

Perché nella rugiada delle piccole cose il cuore trova il suo mattino

e ne è rinfrescato».

Paola, mia cara e dolce Amica, grazie di tutto, l’ho sempre detto e lo ridico tutt’ora, senza di te non ci sarebbe stato Mollica di Pane!

Grazie anche per questi gioiellini, la cui ricetta copio integralmente dal tuo blog.


Ricciarelli

I RICCIARELLI DI SIENA di Paoletta

Ricetta del 1879 dalla fabbrica G. Parenti di Siena - ne ho ridotto le dosi per un uso famigliare e apportato qualche lieve modifica -

Per 1 kg di ricciarelli:

A.

300 gr di zucchero semolato
400 gr di mandorle pelate e asciugate 10' in forno a 50°
50 gr di farina
15 gr di scorzetta d'arancio candita (o la buccia grattata di 4 arance)

1 fialetta di aroma di mandorle

B.

20 gr di zucchero a velo
20 gr di farina

1/2 cucchiaino raso (i miei sono piccolini) di ammoniaca per dolci (reperibile in farmacia)

1/2 cucchiaino raso (i miei sono piccolini) di lievito per dolci

C. (per la lega)

47 gr di zucchero semolato

14 gr d'acqua

D.

20 gr di zucchero a velo vanigliato

2 albumi di uova piccole/medie

zucchero a velo vanigliato e poco amido di grano (per lo spolvero)

ostie (reperibili in farmacia, ma non indispensabili)

Procedimento:

A. Passiamo nel mixer con le lame mandorle e zucchero, aggiungendo piano piano la scorza d'arancio e servendoci di un po' di farina per facilitare l'operazione. Facciamo attenzione ad usarlo ad intermittenza, altrimenti le mandorle gettano il loro olio.

Poi amalgamiamo bene il tutto in una ciotola capiente insieme all'aroma di mandorle.


C. Prepariamo uno sciroppo, mettendo in un pentolino lo zucchero e versando dopo l'acqua, mettiamo a fuoco basso senza rimestare mai, fino a che lo zucchero si scioglie. NON tenere più tempo al fuoco!

B. Setacciamo nel frattempo la farina con lo zucchero e gli agenti lievitanti al punto B.
Poi, non appena lo sciroppo è pronto (cioè quando lo zucchero è sciolto completamente), impastiamo con le mani la pasta ottenuta, usando gli ingredienti di A, con lo sciroppo di C e aggiungendo lo zucchero, la farina e gli agenti lievitanti di B.

L'impasto rimarrà abbastanza umido ma non compatto, non preoccupatevi va bene così.

Importante: a questo punto lo copriremo con un panno bagnato e strizzato perchè non asciughi troppo (il panno non deve toccare l'impasto), e lo lasceremo riposare 12 ore circa.


Al momento dell'uso aggiungiamo lo zucchero vanigliato di D, e gli albumi che dovranno essere stati sbattuti rapidamente fino a che perderanno tensione, cioè inizieranno a fare piccole bollicine.

Impastiamo con le mani perchè il composto si amalgami bene e si compatti.

A questo punto, spolveriamo il piano di poco amido di grano e zucchero a velo vanigliato. Formiamo uno alla volta dei grossi salami, della grossezza di circa 4,5 cm. e li taglieremo a fette di 1 cm. l'una.

Cerchiamo di dare con le mani una forma più possibile romboidale ma dolcemente arrotondata.

I ricciarelli dovranno pesare tra i 25 massimo 30 gr l'uno!

Spolveriamo il ricciarello ottenuto, sul fondo con la miscela del piano, e cioè zucchero a velo/amido di grano, e sulla superficie di solo e abbondante zucchero a velo.

Adesso posizioniamo i ricciarelli ottenuti, man mano su di una teglia coperta di carta forno, oppure ognuno su di un'ostia. Io ho usato le ostie la prima volta, mentre la seconda ho poggiato direttamente su carta forno, non ho notato grosse differenze.

Accendiamo il forno a circa 140°/160° (regolatevi secondo il vostro forno) e inforniamo per circa 10/20 minuti, saranno cotti quando si formeranno in superficie delle leggere crepe.

Ringrazio ancora Adriano, che con le sue ricette, i suoi scritti e la sua sempre squisita disponibilità ha contribuito alla mia crescita, così come gli amici di Gennarino, che mi tengono compagnia ogni giorno insegnandomi sempre nuove cose.

E, dulcis in fundo, ringrazio voi, miei preziosi lettori che, con le vostre numerose visite, avete fatto crescere sempre di più il mio caro “Mollica di Pane”.


giovedì 24 dicembre 2009

Un parrozzo carico di auguri

Vi chiederete….e che c’entra adesso il Parrozzo,

Il Parrozzo

tipico dolce natalizio abruzzese, nel Natale lucano di Tinuccia? NullaJ

E’ un dolce che mi è sempre piaciuto particolarmente, da piccola lo mangiavo spesso. Forse, però, qualcosina c’entra pure, le origini della famiglia di mio padre sono appunto abruzzesi, per cui dinanzi a questa ricetta non ho saputo proprio resistere.

Dell’affascinante origine del parrozzo, in rete viene detto tanto, ma la descrizione che ne fa Giovanna Ruscitti qui mi ha colpito particolarmente per il rispetto che dimostra avere nei confronti della tradizione, riporto, quindi, integralmente.

La cultura dei cibi

Parrozzo, il dolce del Vate
di Giovanna Ruscitti

La vita contadina abruzzese, scandita dal ritmo delle stagioni è, da tempo immemorabile, caratterizzata da piatti realizzati con semplicità. Se sulle tavole dei signori si spandeva la fragranza del pane bianco, quello fatto con la farina di grano s'intende, sulla mensa dei contadini si consumava il pane preparato con farina di granoturco che gli conferiva il classico colore giallognolo, di forma emisferica e cotto al forno a legna. Veniva chiamato "pane rozzo", proprio per il suo aspetto scuro e per la sua umile origine. Si deve alla felice intuizione di Luigi D'Amico, agli inizi del secolo scorso, la trasposizione dolciaria di quel pane: il giallo del granturco fu ottenuto con quello delle uova, la forma emisferica rimase inalterata, il colore scuro esterno, segno delle bruciacchiature caratteristiche della cottura nel forno a legna fu ottenuto con una copertura di finissimo cioccolato fondente. Sembra che fu Gabriele d'Annunzio in persona a suggerire il nome di Parrozzo al dolce a lui particolarmente gradito, dedicandogli lettere e sonetti. Ma anche altri artisti abruzzesi, che erano soliti conversare amabilmente nel Ritrovo del Parrozzo, tra una goloseria e l'altra, ne celebrarono la bontà: Luigi Antonelli, commediografo e critico letterario nel 1927 scrisse una "Storia del parrozzo", il ceramista Armando Cermignani realizzò i disegni e i colori della scatola, il maestro Di Jorio musicò la canzone del Parrozzo sul testo dell'umanista Cesare De Titta.

La ricetta da me utilizzata è una ricetta di famiglia di Salutistagolosa, presa su Gennarino, grazie ancora Salutista:)))). Ho apportato alcune modifiche, la ricetta originaria potete trovarla qui.

Ne uscirà un dolce profumato di mandorle, dal colore del grano, soffice e bricioloso al contempo, che si conserverà bene per diversi giorni.

Il Parrozzo


Il Parrozzo di Salutistagolosa

Ingredienti:

Per il composto: 6 uova, 200gr di semolino, 200gr di mandorle intere (con la buccia), 225gr zucchero, un cucchiaino da caffè di lievito per dolci, succo e buccia di un limone non troppo grande, mezza fialetta di aroma alle mandorle, se si vuole un sapore di mandorle più intenso, potete aggiungerla interamente.

Per la glassa:

Fare sciogliere a bagnomaria 200gr cioccolata fondente grattugiata con la grattugia a fori larghi, in 100gr burro.

Preparazione: Ridurre a farina le mandorle. In una ciotola amalgamare la farina di mandorle, il semolino, il lievito e la buccia di limone grattugiata.

Montare a spuma i rossi con lo zucchero. Una volta montati inglobare gradualmente il mix di semolino, farina di mandorle, lievito e buccia di limone grattugiata. Mescolare bene il tutto ed infine aggiungere e fare assorbire il succo di limone e l’aroma di mandorle.

Montare i bianchi a neve. La consistenza degli albumi montati non deve essere eccessivamente compatta, non deve cioè perdere la lucentezza, logicamente, deve comunque essere caratterizzata da una struttura ben solida e delineata. Non perdere lucentezza non significa certo lasciare liquido il tutto.

Prima di unire i due composti, aggiungere alcune cucchiaiate di albumi montati a neve nel composto di base, in modo da ammorbidire il composto stesso e renderlo come consistenza un poco più simile a quello degli albumi montati a neve. In questa fase non ci sarà bisogno di mescolare delicatamente, l’importante è che si ammorbidisca il composto.

Una volta che il composto avrà assunto una consistenza più morbida, iniziare ad inglobare il resto degli albumi montati a neve molto delicatamente, mi raccomando! La spatola dovrà fare un movimento rotatorio dall’alto verso il basso, in modo da non fare smontare gli albumi e dare una consistenza spumosa e arieggiata al composto di base.

Far cadere il composto nello stampo semisferico apposito per Parrozzo (per intenderci, tipo quello da zuccotto), precedentemente oliato e ricoperto di carta forno e cuocere in forno statico a 160°C per circa un’ora.

Una volta raffreddato, preparare la glassa e porre il Parrozzo su di una gratella; glassarlo completamente.

Il Parrozzo


E col Parrozzo lascio a voi tutti i miei più cari e sinceri auguri di Buon Natale!!!!


sabato 19 dicembre 2009

Gli struffoli

A casa mia, non c’è Natale senza Struffoli.

struffoli 002 fir

Fra una Tombola, un Burraco ed un Mercante in fiera, nei giorni di festa, non c’è nulla di più divertente che spiluccare gli struffoli direttamente dalla loro “montagnella” dorata e profumata, possibilmente dalla parte inferiore, quella dove va a raccogliersi il miele….mamma mia che voglia che mi sta venendo solo scrivendone… ; è un po’ come bere dalla bottiglia, o mangiare le patatine fritte con le mani, ti dà una soddisfazione differenteJ))

Inutili sono i consueti rimproveri dei miei…

...Tina, il piattooooo…

gli struffoli li ho fatti io e li mangio come voglio, siiiiiiii!!!

La foto è stata scattata esattamente un anno fa, ma la ricetta è quella che seguirò anche quest’anno, è stata integralmente presa qui, direttamente dal sito di Gennarino ed appartiene a Teresa, che ringrazio particolarmente. La consiglio vivamente a tutti coloro che vogliono rallegrare le loro feste con queste “magiche palline” che sanno di gioia e di famiglia.

Gli Struffoli di Teresa Gennarino

Uno dei più tipici dolci natalizi, immancabile sulle tavole imbandite per il cenone della vigilia. L'esecuzione non è velocissima ma relativamente semplice (a condizione di avere un minimo di dimestichezza con la frittura). Quella che segue è la ricetta tradizionalmente seguita dalla mia famiglia caratterizzata dall'assenza di agenti lievitanti e struffoli particolarmente croccanti. Nel caso li si preferiscano più gonfi, si può aggiungere all'impasto un pizzico di bicarbonato o di ammoniaca per dolci. In questo caso, ricordarsi di rispettare assolutamente il riposo della pasta di qualche ora prima di formare gli struffoli.

Ingredienti:

Farina 400 gr
Uova 4
zucchero 2 cucchiai
burro o, preferibilmente, strutto 25 gr
1 bicchierino di anice
Scorza di mezzo limone grattugiata
Scorza di mezzo arancio grattugiata
Sale un pizzico
olio o strutto per friggere

Per condire e decorare:
Miele 400 gr
confettini colorati (a napoli si chiamano "diavulilli" Confettini cannellini, confettini che all'interno contengono aromi alla cannella, confettini argentati)
100 gr di arancia candita 100 gr di cedro candito 50 gr di zucca candita (a Napoli si chiama "cocozzata") preferibilmente comprata a pezzi grossi e tagliata al momento dell'uso, cercando di evitare quella venduta già tagliata nei supermercati che sa davvero di poco.

Procedimento:
Impastare bene tutti gli ingredienti e lasciare riposare l'impasto alcune ore, in una ciotola coperta da uno strofinaccio.
Reimpastare velocemente e stendere l'impasto come per gli gnocchi, formando cioè dei grissini e tagliandoli in pezzetti grossi più o meno quanto una nocciola e dispondendoli sul tagliere ben infarinato e spolverandoli di farina in modo da non farli attaccare l'uno con l'altro.
Al momento di friggerli (preferibilmente in strutto), porli in un setaccio e scuoterli in modo da eliminare la farina in eccesso. Friggere gli struffoli un po' per volta, stando attenti a non fare scaldare troppo l'olio (gli struffoli annerirebbero diventando amari). Durante la frittura, stare bene attenti alle bolle di schiuma che si formano nell'olio caldo in seguito al contatto della farina di cui sono impregnati gli struffoli. Per evitare che l'olio strasbordi è meglio dotarsi di un ventaglio e "sventolare" la padella: questo aiuterà a non far formare delle bolle troppo grandi evitando pericolose cadute di olio sulla fiamma.
Una volta cotti - gli struffoli devono assumere un aspetto dorato ma non particolarmente colorito - tirarli fuori dall'olio con una schiumarola e porli in un piatto coperto da carta assorbente (per questa operazione sarebbe meglio usare carta paglia ma, in mancanza, ci si puù accontentare di carta da cucina).
Preparare poi il miele versandolo in una pentola abbastanza capiente e facendolo scaldare a bassa temperatura fino a quando non si sia liquefatto (attenzione anche qui a non farlo bruciare). Versarvi quindi dentro gli struffoli e mescolarli fino a quando non si siano bene impregnati di miele. Versare quindi un terzo circa dei confettini e della frutta candita tagliata a pezzettini e mescolare delicatamente.
Prendere quindi il piatto di portata, mettetevi al centro un barattolo di vetro vuoto (serve per facilitare la formazione del buco centrale) e disporre gli struffoli tutt'intorno a questi (usando anche le mani, se necessario, purchè leggermente bagnate) in modo da formare una ciambella. Poi, a miele ancora caldo, prendere i confettini e la frutta candita restanti e spargerla sugli struffoli in modo da cercare di ottenere un effetto esteticamente gradevole.
Quando il miele si sarà solidificato, togliere delicatamente il barattolo dal centro del piatto e servite gli struffoli.


Li preparerò Martedì. Non vedo l'oraaaaaaaaa:))))))